Curiosando in rete, come sono solita fare, ho scoperto un’artista della mia città (Pistoia), che mi ha immediatamente conquistato: si tratta di Rossella Baldecchi. Questa pittrice dipinge luoghi un po' sognati, quasi paradisiaci nella loro capacità di idealizzazione ed infinitamente poetici. I suoi quadri sono popolati da incantevoli fanciulle immerse in una natura rigogliosa, fatta di splendidi fiori, piccoli animali, come farfalle colorate o delicati uccellini, e cieli sempre sereni.
Ciò che più mi ha colpito, però, è stata l’originale idea sviluppata dall’artista di ispirarsi alla bellissima poesia giapponese degli haiku per dar vita alle sue “parole dipinte”, ovvero acqueforti che “hanno la stessa concisione, la stessa levità, lo stesso candore” di un haiku. Il critico d’arte Siliano Simoncini ha scritto in proposito: “Come un haiku, con la fugacità dell'attimo penetra l'animo, o permette di sentire la levità di un petalo che cade, quanto sa esprimere la purezza dei sentimenti di fronte alla meraviglia della natura, altrettanto Rossella ci fa percepire, attraverso i suoi quadri, l'emozione, la serenità, il genuino incantesimo, che soltanto la vera poesia sa donare e i suoi dipinti, dalla tecnica impareggiabile, sono poesia resa visibile...".
L’haiku è una breve poesia di tre versi e diciassette sillabe, non una in più. Io avevo già avuto modo di conoscere meglio il mondo degli haiku leggendo “Neve” di Maxence Fermine, che narra la storia di un giovane poeta giapponese, Yuko, capace di cantare nei suoi haiku solo lo splendore e la bianchezza della neve. Il ragazzo diventerà un grande poeta grazie ad un grande pittore, che gli insegnerà l’importanza del colore ed anche il significato dell’amore (Yuko s’innamorerà di Fiocco di Primavera, figlia di Soseki, per un lieto fine consono ad una dolcissima favola senza tempo!). Guardando i dipinti di Rossella Baldecchi ho immediatamente pensato a “Neve”, non solo a causa del comune interesse per gli haiku, ma anche per l’associazione proposta nel romanzo, come nella mostra “Haiku di Pimavera”, fra pittura e poesia. Non a caso a proposito di “Neve” è stato detto che “Maxence Fermine oscilla sapientemente tra la trasparenza della parola e lo splendore dell’immagine, tra l’alchimia complessa del sogno e la semplicità pura dell’arte assoluta” (“L’Alsace”), parole che, “mutatis mutandis”, potrebbero recensire appropriatamente anche la mostra di Baldecchi.
Io, appena possibile, andrò di sicuro ad ammirare dal vivo le opere di Rossella Baldecchi, ognuna delle quali è affiancata dagli haiku che l’hanno ispirata. Per chi non potesse venire a Pistoia in occasione della mostra, lascio alcune immagini, nella speranza di regalarvi un po' dello stupore che ho provato io facendo per caso questa piacevole scoperta nel “mare magnum” di internet!
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